L’Europa collabora con un dittatore per espulsioni verso il Sudan più efficaci
Migreurop chiede la fine immediata di ogni collaborazione avviata dall’Unione europea e dagli Stati membri con la dittatura di Omar Al Bechir e con qualsiasi altro regime che calpesta i diritti umani.
Quando si tratta di espellere gli stranieri ritenuti indesiderabili, niente sembra fermare l’Unione europea (UE) ed i suoi Stati membri che non esitano a sporcarsi le mani, collaborando con Omar Al Bechir, il capo di Stato sudanese oggetto di due mandati di arresto internazionali per genocidio, crimini contro l’Umanità e crimini di guerra.
Da lungo tempo, con il pretesto di partenariati iniqui e con finanziamenti sottratti ai fondi per lo sviluppo, l’UE ha scelto di subappaltare a dei paesi terzi la lotta contro l’immigrazione irregolare, se non addirittura la gestione delle domande d’asilo. Questo processo di esternalizzazione, che si accompagna alla delocalizzazione della sorveglianza delle frontiere europee a valle della loro materializzazione fisica, è stato ulteriormente rafforzato a seguito di quella che è stata mal definita “crisi dei rifugiati” [1].
Nell’ambito del Processo di Khartoum, lanciato dall’UE nel 2014 e consolidato a seguito del Summit de La Valletta alla fine del 2015, i regimi più repressivi, come il Sudan e l’Eritrea – cui decine di migliaia di richiedenti asilo cercano di sfuggire – beneficiano di sussidi per contenere la loro popolazione e “mettere in sicurezza” le loro frontiere...senza che l’UE si preoccupi dei drammatici attacchi ai diritti umani in questi paesi.
In questo ambito, l’UE e gli Stati membri agiscono di concerto. Numerosi paesi europei non esitano a rimandare a Karthoum dei cittadini sudanesi, poco importa se si tratta di richiedenti asilo, e a collaborare con le autorità locali per facilitare la loro espulsione.
Ultimamente, in un parco di Bruxelles, degli emissari del regime procedevano all’identificazione di cittadini sudanesi, in vista della loro espulsione, seminando il terrore tra i profughi accampati sul posto [2]. Se l’affare ha suscitato vive critiche, il governo belga si è giustificato nascondendosi dietro l’esempio dato dai suoi vicini europei e continua a programmare espulsioni di cittadini sudanesi [3].
In Francia, una cooperazione simile esiste dal 2014 : dei rappresentanti di Khartoum avrebbero visitato diversi centri di detenzione amministrativa per identificare cittadini sudanesi e facilitarne il rimpatrio [4].
D’altronde, dei rinvii forzati verso il Sudan sono stati effettuati dalla Germania, l’Italia e la Svezia, talvolta grazie ad accordi bilaterali di polizia, pubblicati solo a seguito delle pressioni esercitate dalla società civile [5]. L’Italia, all’avanguardia della visione securitaria della collaborazione in materia di migrazioni, ha concluso ad agosto 2016 un accordo di cooperazione di polizia con il Sudan, nell’ambito del quale 48 persone, originarie del Darfur, sono state respinte a Khartoum. Coloro che hanno resistito al rimpatrio hanno chiesto ed ottenuto una protezione, mentre cinque delle persone respinte hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo [6].
In effetti, questi accordi e queste pratiche violano tutte le obbligazioni dei paesi europei in materia di rispetto dei diritti umani (diritto d’asilo, principio di non-refoulement, divieto di espulsioni collettive e di trattamenti inumani e degradanti, diritto alla vita ecc.) e rivelano il cinismo che anima l’Unione ed i suoi Stati membri, pronti a tutto per rifiutare ai migranti l’accesso al territorio europeo.
Bisogna dirlo e ripeterlo : ogni forma di cooperazione con le autorità sudanesi viola le obbligazioni che derivano dal diritto internazionale e mette i pericolo le persone consegnate dalle autorità europee al dittatore Omar Al Bechir.
La rete Migreurop ed i suoi membri chiedono, di conseguenza, che cessino immediatamente le espulsioni verso il Sudan e ogni forma di cooperazione con questo paese.
9 ottobre 2017
Contatto stampa : contact@migreurop.org