Mediterraneo : i naufragi che uccidono i migranti non sono una fatalità !

400 persone hanno perso la vita a largo delle coste italiane in un naufragio che ha avuto luogo domenica 12 aprile 2015. Un dramma ancor più grave di quello di ottobre 2013 nel corso del quale 366 migranti erano annegati nei pressi di Lampedusa.

Come spiegare che un anno e mezzo dopo la tragedia del 2013, che aveva suscitato l’indignazione dell’Unione europea (UE), dei capi di stato e di governo, drammi come questo continuino a riprodursi ? Come spiegare che il 2014 sia stato l’anno più mortale per i migranti nel Mediterraneo, con più di 3 500 morti e dispersi, ossia cinque volte di più che nel 2013?

Il numero di persone che tentano la traversata del Mediterraneo è aumentato considerevolmente. Nel 2014, oltre 200 000 secondo l’ACNUR, tre volte di più che nel 2011. Fuggono paesi come l’Eritrea, la Siria, la Libia o ancora la Palestina, zone di conflitto o paesi in cui i diritti umani sono calpestati. In questo contesto, è indecente che gli Stati europei continuino a fissarsi come obiettivo principale impedire alle persone di accedere al territorio piuttosto che il salvataggio e la protezione. E’ inconcepibile che i morti ed i dispersi alle porte dell’Europa siano diventati quasi un fatto banale, come se si trattasse di una fatalità.

Con il pretesto di agire per ridurre i naufragi e salvare vite umane, l’UE e i suoi Stati membri non hanno fatto che chiudere, attraverso la politica dei visti, con l’aiuto dell’agenzia Frontex o del sistema di sorveglianza Eurosur, ogni canale di accesso al territorio, in particolare via mare, anche per coloro che cercano protezione o asilo.

Così, con cognizione di causa, alla fine dell’operazione italiana di salvataggio Mare Nostrum alla fine del 2014, l’UE e i suoi Stati membri, tra cui l’Italia, hanno lanciato un’operazione di sorveglianza delle frontiere, Triton, coordinata da Frontex [1], la cui missione principale è controllare i “flussi” e non salvare delle vite. Con Mare Nostrum, l’Italia sembrava aver indicato un approccio diverso, nel rispetto degli obblighi internazionali in materia di salvataggio in mare. L’insieme degli Stati membri avrebbe potuto adottare questo approccio e rafforzarlo, evitando così migliaia di morti.

Designando i trafficanti come unica causa dei naufragi nel Mediterraneo, i capi di Stato e le istituzioni europee si sottraggono alle loro responsabilità. I migranti non ricorrerebbero ai trafficanti se potessero viaggiare regolarmente. Coloro che tentano di attraversare il mare a bordo di imbarcazioni di fortuna sono le stesse persone cui si negano visti e il diritto di circolare liberamente.

E’ urgente cambiare radicalmente l’orientamento delle politiche di asilo e immigrazione dell’UE, fissando come obiettivi prioritari il rispetto dei diritti dei migranti e dell’obbligo di soccorso in mare e l’accesso delle persone in cerca di protezione al territorio europeo.

Le traversate del Mediterraneo recano con sé - e continueranno a farlo - un grido in favore della libertà di circolazione. Bisognerà che un giorno l’Unione europea si decida ad ascoltarlo.

http://www.boats4people.org
facebook.com/boats4people

Boats4People è una coalizione internazionale di organizzazioni. Ne sono membri : AME (association malienne des expulsés), ARCI (associazione ricreativa culturale italiana), ARACEM (association des rapatriés d’Afrique centrale au Mali), la CIMADE, la FASTI (Fédération des associations de solidarité avec les travailleurs immigrés), le FTDES (Forum tunisien pour les droits économiques et sociaux), le GADEM (groupe antiraciste d’accompagnement et de défense des étrangers et migrants), le GISTI (groupe d’information et de soutien aux immigrés), le réseau euro-africain MIGREUROP, etc.

Altri firmatari: ATMF (association des travailleurs maghrébins en France), FTCR (fédération des tunisiens pour une citoyenneté des deux rives), ACORT, (assemblée citoyenne des originaires de Turquie), REMDH (réseau euroméditerranéen des droits de l’homme), FIDH (Fédération internationale des droits de l’homme), Mouvement de la paix, UGTT (Union générale tunisienne du travail), AEDH (association européenne pour la défense des droits de l’homme)