Sbarco di migranti in Sicilia

Calpestato il diritto alla trasparenza delle associazioni nei luoghi di detenzione

Informazioni ricevute dall’associazione ARCI che si trova sul posto

Ieri, 26 ottobre 2010, è stata intercettata e condotta al porto di Catania (molo 24) un’imbarcazione con a bordo 132 migranti. Tutti dichiarano di essere richiedenti asilo palestinesi. 7 cittadini egiziani vengono arrestati con l’accusa di traffico. I migranti erano a bordo di una barca da pesca egiziana di 30 metri. Sono tutti uomini e tra loro pare che ci siano molti minori (circa la metà, secondo i militanti sul posto).
I migranti sono stati condotti in uno stabile abbandonato della città, requisito dalla polizia per essere utilizzato come luogo di fermo.
Al momento le domande di accesso da parte delle associazioni non sono state accolte.

L’associazione ARCI, in possesso di un’autorizzazione firmata dal giudice di Catania, ha fatto richiesta d’accesso e ottenuto un rifiuto dalla Prefettura di Catania. La motivazione: ostacolo alle operazioni giudiziarie. Nessuna delle associazioni del progetto “Praesidium” (UNHCR, Save the Children, OIM e Croce rossa) è riuscita ad entrare nei locali di fermo, nonostante la convenzione in essere con il Governo per l’accesso ai centri.

Il rappresentante dell’ARCI ci informa che è in atto un presidio di fronte ai locali dove sono stati condotti i migranti
(http://www.officinarebelde.org/ e http://www.meltingpot.org/articolo15913.html).

C’è un forte rischio che i migranti siano identificati sommariamente come cittadini egiziani e espulsi.

Analizzando le cifre fornite dal Ministero dell’Interno, ci si rende conto che circa un charter a settimana parte da Roma o da Catania stessa alla volta de Il Cairo. Migranti sbarcati a settembre 2010 in Sicilia a pochi km da dove è avvenuto lo sbarco di oggi sono stati identificati ed espulsi in Egitto il giorno dopo il loro arrivo. Allo stesso modo, sono stati espulsi in Egitto 21 migranti sbarcati a Latina, vicino Roma, all’inizio di ottobre. In buona parte si tratta di una conseguenza dell’accordo
definito “di collaborazione” italo - egiziano sottoscritto nel 2007 dai due Paesi. Il ricatto, nel caso di questo accordo, è rappresentato da alcune migliaia di posti riservati nelle quote di ingresso sul territorio italiano per lavoro in cambio di tempi molto rapidi per la verifica della nazionalità egiziana nell’ambito delle procedure di riammissione.

Il fatto che la maggior parte degli egiziani presenti in Italia siano arrivati da mare, ci fa capire quanti pochi posti siano realmente riservati agli egiziani.

Dati del Ministero dell’Interno italiano sui rimpatri dall’Italia a ottobre 2010:

http://www.interno.it/mininterno/site/it/sezioni/sala_stampa/notizie/2010/

22/10/2010 : alle 17:00 è partito da Roma un charter congiunto per Lagos (Nigeria) dove sono stati rimpatriati 36 cittadini nigeriani, di cui 28 espulsi dall’Italia, 5 da Malta e 3 dalla Norvegia, scortati da agenti di polizia dei rispettivi paesi di provenienza.

Dal 14 al 22 ottobre “sono stati espulsi in Algeria, con voli di linea decollati da Roma, 34 algerini sbarcati nel corso dei giorni precedenti sulle coste della Sardegna, dopo la loro identificazione da parte delle autorità consolari”.

Settimana del 16 ottobre: “sono stati espulsi 54 cittadini extra-comunitari provenienti principalmente da Marocco, Algeria, Egitto”.
Settimana del 9 ottobre: “ sono stati rimpatriati con diversi voli 26 cittadini extracomunitari, tunisini, marocchini e ghanesi”.

5 ottobre “altri 22 egiziani sono stati espulsi con volo charter Roma - Il Cairo”. 21 erano arrivati il 4 ottobre sulle coste di Latina dall’Egitto.
29 e 20 settembre: “sono stati rimpatriati 62 extracomunitari clandestini, marocchini, algerini e tunisini, intercettati sul territorio nazionale, e altri 55 egiziani, con due voli charter partiti da Catania per Il Cairo”. I 62 facevano parte di un gruppo di 82 sbarcati sulle coste siciliane, in prossimità di Catania.

Il Ministero ricorda che “questa espulsione che si aggiunge a quella di altri 22 egiziani effettuata nel corso della settimana con diversi voli di linea è il frutto della superba collaborazione instaurata tra il Ministero dell’Interno, Direzione centrale dell’immigrazione e la polizia di frontiera e le polizie di frontiera e gli uffici immigrazione dei Paesi del Mediterraneo da cui hanno origine i flussi migratori illegali”.

COMUNICATO STAMPA ARCI

La Prefettura impedisce agli enti di tutela l’accesso al Palanitta di Catania dove sono trattenuti i migranti sbarcati ieri, tra cui 46 minori.

Disattesa l’ordinanza della Procura che ne consente l’ingresso

L’Arci chiede che si rispettino i diritti dei migranti e

le prerogative degli enti autorizzati

L’Arci e le associazioni catanesi per la tutela dei diritti dei migranti lanciano l’allarme sulla gestione da parte delle forze dell’ordine dello sbarco di 128 stranieri avvenuto nella giornata di ieri a Catania. Rimangono ancora confuse le modalità del blocco in mare del peschereccio carico di migranti e del relativo uso della forza.

Intanto in queste ore si stanno consumando gravissime violazioni dei diritti di questi cittadini stranieri che vengono trattenuti in regime di detenzione presso un palasport della periferia di Catania (Palanitta).

L’Arci, in qualità di Ente di tutela riconosciuto dalla legge, ha richiesto sin da ieri la possibilità di accesso al Palanitta per i propri legali, al fine di informare i cittadini stranieri presenti dei loro diritti e della possibilità di richiedere la protezione internazionale.

L’accesso è stato negato dalla prefettura di Catania per “incompatibilità di tale attività informativa con le indagini condotte dalla polizia giudiziaria su incarico della Procura”. Ma questa mattina il Pm Agata Consoli, incaricata delle indagini, ha invece firmato il nulla osta all’accesso, negando che esistano ragioni legate alle indagini che lo impediscano. Nonostante il nulla osta, la Prefettura di Catania non ha consentito l’accesso e ha verbalmente motivato la decisione con un presunto “ripensamento” da parte della Procura. Fino a questo momento non è stato tuttavia esibito nessun atto formale che revochi la precedente autorizzazione.

Riteniamo quanto avvenuto di enorme gravità per le seguenti ragioni:

* non ci risulta la presenza all’interno del Palanitta né di indagati - già condotti altrove nella giornata di ieri - né di personale della polizia giudiziaria impegnato in indagini, né tantomeno i locali risultano sotto sequestro. Non esiste dunque nessun motivo per impedire alle associazioni e ai legali di entrare e di svolgere un’attività informativa;

* non esiste alcun atto formale che attesti un “ripensamento” sul nulla osta in precedenza concesso dalla Procura di Catania;

* il diniego di accesso prolungato e tuttora in corso ai legali della nostra associazione e ad altri rappresentanti di enti di tutela quali l’Acnur, Iom e Save the children ha impedito a tali enti di esercitare il proprio ruolo di informazione e assistenza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei minori;

* non è stato possibile accertare se corrisponde al vero l’affermazione delle forze dell’ordine secondo cui tutti gli stranieri presenti all’interno della struttura abbiano dichiarato di essere cittadini egiziani; in ogni caso viene pregiudicato il loro diritto di presentare domanda di protezione internazionale. Non sappiamo infatti se siano stati informati o meno di tale facoltà e se qualcuno abbia richiesto di esercitare tale diritto;

* è stato impedito dalle forze dell’ordine di fornire anche informazioni a voce dall’esterno attraverso amplificazione;
Sottolineiamo inoltre che:

* i 46 minori presenti nella struttura, contrariamente a quanto previsto dalla normativa vigente, hanno pernottato insieme al gruppo degli adulti, in assenza di mediatori, assistenti sociali, educatori , e non sono stati trasferiti alle comunità di accoglienza per minori stranieri non accompagnati dopo oltre 24 ore dallo sbarco;

* l’assistenza fornita all’interno del Palafitta, per quanto ci è dato sapere, è risultata sinora molto approssimativa (mancanza di calzature, vestiario, acqua per lavarsi ecc.);

* 10 stranieri tra ieri e oggi sono stati ricoverati in strutture ospedaliere della città e subito dimessi pur presentando condizioni di salute assai precarie.

Rilevato tutto ciò, ci sembra evidente che il disegno del ministero degli interni sia quello di procedere ad una rapida espulsione di massa senza offrire le garanzie previste in materia di protezione umanitaria, in violazione delle normative italiane e internazionali.

Da 24 ore è in corso un presidio di operatori di numerose associazioni catanesi per i diritti dei migranti dinanzi al Palanitta, al fine di sollecitare il rispetto dei diritti dei cittadini stranieri trattenuti all’interno della struttura.

Per informazioni è possibile contattare i seguenti numeri telefonici: 3284142882 oppure 3483544606

catania@arci.it

ASGI chiede il rispetto dei diritti dei migranti e dei rifugiati sbarcati a Catania

Comunicato Stampa

L’ASGI esprime profonda preoccupazione per lo svolgersi degli avvenimenti relativi alla gestione da parte delle forze dell’ordine dello sbarco di 128 stranieri, tra i quali diversi minori, avvenuto il 26 ottobre intorno alle ore 12 sulla costa catanese. Rimangono ancora confuse le modalità di intervento del blocco a mare del peschereccio carico di migranti e relativo uso della forza.

Risulta che tutti gli stranieri sono stati sottoposti a fermo di polizia e sono trattenuti dentro una struttura improvvisata in un palazzotto dello sport ubicato alla periferia di Catania.

Si ignorano tuttora le nazionalità e la composizione del gruppo di migranti ma, come risulta dalle dichiarazioni del colonnello Minuto, comandante del gruppo aereonavale della Guardia di Finanza di Messina i migranti “hanno dichiarato di essere palestinesi per potere chiedere asilo politico”, ma aggiunge il colonnello “noi siamo convinti che si tratti di egiziani”.

Finora è stato costantemente negato l’accesso alla struttura ove i migranti sono trattenuti e nella quale continuano ad oltranza gli interrogatori di polizia ai rappresentanti dell’UNCHR, di Save the Children e di OIM. In tal modo viene impedito agli enti di tutela, peraltro convenzionati con il Ministero dell’Interno, di esercitare il proprio ruolo di informazione e assistenza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei minori.

L’ASGI giudica questa condotta grave ed inaccettabile poiché in nessun caso può essere impedito l’accesso all’UNHCR, sia alla frontiera che nel territorio anche qualora gli stranieri si trovino in condizioni di trattenimento, al fine di esercitare senza condizionamenti e limitazioni il ruolo che spetta a detta agenzia delle Nazioni Unite, di monitorare la presenza di potenziali rifugiati e informare gli interessati sull’accesso alla procedura d’asilo.

Parimenti l’ASGI ricorda gli obblighi dello Stato italiano in materia di protezione dei minori, i quali debbono potere godere dell’assistenza di enti qualificati in ogni momento e circostanza, ivi comprese le delicate fasi dell’arrivo e della identificazione, sotto il controllo della magistratura minorile.

L’ASGI ha ragione di temere che la condotta “muscolare” delle autorità italiane possa essere finalizzata a porre in essere nel minor tempo possibile un’operazione di espulsione collettiva dei migranti, con identificazioni sommarie, e impedendo ai migranti stessi di potere godere di adeguata assistenza e di presentare istanza di asilo qualora lo richiedano. L’ASGI richiama con forza il Governo italiano alle sue responsabilità e chiede che venga immediatamente permesso l’accesso alla struttura da parte degli enti di tutela.

ASGI - Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione

www.asgi.it