Nuovi sbarchi in Sicilia. Mentre scade il decreto che istituisce il Cie a Lampedusa
Pochi giorni dopo la firma del Memorandum di intesa tra la Libia e Malta per la definizione della zona SAR ( zona di soccorso e salvataggio) dei rispettivi stati nel Canale di Sicilia, mentre è sempre più forte la determinazione del governo italiano di trasformare Lampedusa in un isola prigione, si verificano nuovi sbarchi nella costa meridionale della Sicilia. Un evento scontato, una traversata più lunga per evitare il blocco a Lampedusa, la solita compiacenza delle autorità libiche e maltesi nel fare partire e transitare dalle loro acque territoriali le imbarcazioni cariche di migranti dirette verso la Sicilia.
La novità questa volta è costituita dalla censura che è calata in Italia su questi sbarchi, conferma di un fallimento annunciato che si vuole nascondere a tutti i costi. Mentre il prolungamento della detenzione amministrativa sta incendiando i Centri di identificazione ed espulsione (CIE), anche in questo caso nel più assoluto silenzio della grande stampa, sulle coste meridionali siciliane arrivano sempre più migranti di cui il governo cerca di negare persino l’esistenza. Ma non mancano gli annunci che enfatizzano i rimpatri effettuati dall’Italia, secondo un comunicato del ministero dell’interno del 21 marzo, nella settimana precedente sarebbero stati « rimpatriati 85 extracomunitari irregolari, soprattutto tunisini, egiziani e nigeriani, sbarcati a Lampedusa ». Sono invece 244, secondo l’ANSA, i migranti « intercettati » ieri 27 marzo a 11 miglia a sud ovest da Pozzallo (Ragusa). Come riferisce una scarna agenzia di stampa, ignorata da quasi tutti i mezzi di informazione, « gli extracomunitari sono stati trasferiti su due motovedette della Guardia Costiera e una della Finanza. Sono arrivati in porto in serata. Tra gli immigrati ci sono 35 donne e due bambini ».
Che fine faranno tutte queste persone ? Quali tutele saranno accordate ai soggetti più vulnerabili, alle donne vittime della tratta, ai minori, ai richiedenti asilo ? E quanti altri saranno nel frattempo annegati nelle acque del mediterraneo, a causa delle rotte più lunghe ed insicure ? Tutte domande che da tempo rimangono senza risposta, cancellate dalla rigida censura militare che impedisce persino ai giornalisti di avvicinarsi agli immigrati dopo il loro sbarco.
Insomma, si potrebbe dire, siamo alle solite, anzi peggio di prima, perchè il governo italiano ha « distrutto », con i suoi provvedimenti improvvisati e di dubbia legittimità, il sistema di accoglienza e di trasferimento immediato che nel 2008 aveva permesso di accogliere a Lampedusa ed inserire nelle procedure di asilo i migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Nulla si sa dei lavori di ristrutturazione della vecchia base Loran che dovrebbe essere trasformata in un CIE, e nulla filtra sulla condizione dei migranti ancora trattenuti da mesi nel Centro di Contrada Imbriacola, parzialmente distrutto dal rogo di febbraio. Probabilmente il cattivo tempo, che ha finora rallentato gli sbarchi, ha bloccato anche i traghetti che avrebbero dovuto trasportare sull’isola i container-gabbie destinati alla ristrutturazione dei centri di detenzione, che devasteranno Lampedusa, per affrontare la ormai prossima « emergenza clandestini », non appena le condizioni del mare miglioreranno.
Nessuno si illuda che le promesse del governo, di tenere indenne le isole Pelagie dal flusso degli sbarchi, potranno essere mantenute. Se qualcuno non ha più voglia di protestare per la trasformazione di Lampedusa in una isola carcere, presto, con la stagione estiva dovrà rifare i propri conti. Se si aspettano vantaggi dalla militarizzazione del’isola, si dovranno considerare anche le perdite nel settore turisticoed i guasti irrimediabili al delicato ecosistema dell’isola.
C’è un altro dato « nascosto » dal governo e dai mezzi di informazione che in queste ultime settimane hanno «cancellato » Lampedusa.
Il decreto ministeriale che, nelle more del compoletamento dei lavori di ristrutturazione della base Loran, da adibire succesivamente a CIE, istituiva un CIE «provvisorio » nella strutura di Contrada Imbriacola di Lampedusa, datato 26 gennaio 2009, aveva una durata massima di sessanta giorni, ed adesso quei due mesi sono scaduti.
Certo quel decreto non è mai comparso sulla Gazzetta Ufficiale, come sarebbe dovuto avvenire per legge, ed adesso se ne potrà fare certamente un altro, per tentare di dare una copertura « formale » al trattenimento di centinaia di migranti ancora rinchiusi nei centri di detenzione di Lampedusa.
In questo modo si mantiene e si aggrava una condizione di grave irregolarità amministrativa, senza neppure uno straccio di provvedimento adottato « di concerto » tra ministeri competenti che stabilisca il numero massimo degli « ospiti » da trattenere. Senza alcuna previsione di costi, senza la determinazione di un numero massimo di « ospiti » da trattenere, senza il rispetto delle normative sui centri di accoglienza e sui CIE, questa situazione « de facto » produce un grave danno all’erario, viola le normative ambientali e sulla sicurezza, e soprattutto nuoce gravemente al riconoscimento effettivo dei diritti fondamentali dei migranti, a partire dal diritto di difesa.
Si ha notizia che le convalide dei provvedimenti di respingimento e di trattenimento a Lampedusa, da parte dei giudici di pace inviati appositamente sull’isola, continuano, pure in presenza di difensori di ufficio, senza alcuna possibilità di eccepire le gravi irregolarità delle procedure, come è dimostrato dall’assenza di sentenze che rifiutano la convalida dei provvedimenti di respingimento differito e di trattenimento disposti dal Questore di Agrigento. E sulla situazione dei centri di Lampedusa attendiamo ancora di conoscere l’esito delle indagini disposte dalla Procura di Agrigento.
Ma tutto questo non fa notizia. Forse si ritiene più interessante fare sapere agli italiani , che Gheddafi vorrebbe acquistare l’isola di Pianosa, come riferisce oggi il Corriere della Sera, e che il “7 ottobre (dello scorso anno) a Tripoli il sindaco di Pianosa Calabrese, assieme ad Andreotti, Berlusconi, Letta, Dini e Pisanu, è stato insignito di fascia verde e targa della Jamahiriya, il premio che Gheddafi concede agli amici della Libia ». Speriamo solo che se fallirà il progetto libico di acquistare Pianosa, come auspichiamo, non riescano altri progetti del leader libico, tanto amico degli italiani che contano, di acquistare isole, o altre parti di territorio italiano, un pegno forse, per riconoscere all’Italia, meglio ad alcuni imprenditori italiani, una posizione privilegiata nei traffici di materie prime che (oltre ai migranti) transitano dalla Libia. Magari anche per battere la concorrenza di Sarkozy, vero artefice delle « politche euromediterranee » di questi ultimi tempi.
Mais tout ça ne fait pas l’info sur les journaux italiens qui semblent plus intéressés à l’info que Gheddafi veut acheter l’île italienne de Pianosa (face aux Pullies).