Domenico Lucano, accogliere degnamente diventa un reato

Dopo la sua condanna il 30 settembre a 13 anni e due mesi di detenzione, le manifestazioni di sostegno a favore di Domenico Lucano, ex sindaco di Riace, in Calabria, si moltiplicano in Italia e altrove. Mentre la politica di accoglienza portata avanti da « Mimmo » Lucano aveva reso Riace e il suo sindaco i simboli di un progetto alternativo di società, fondato sul sostegno agli esiliati, la sua condanna viene percepita come un ennesimo attacco contro la solidarietà verso le persone migranti.

Se i dettagli della sentenza del tribunale di Locri non sono ancora stati resi pubblici, sap-piamo che contro Lucano non è stata formulata nessuna accusa legata al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.

Dietro a questa sentenza, possiamo leggere la volontà di far prevalere una politca orientata verso la gestione d’urgenza, che trascura il percorso di integrazione delle persone migranti, reso possibile dal modello alternativo e inclusivo che proponeva l’ex sindaco di Riace.

È possibile che Mimmo sia responsabile di irregolarità nella gestione amministrativa del dis-positivo che ha sviluppato, cercando di adattare i limiti del sistema nazionale di accoglienza a una realtà locale specifica, caratterizzata da una situazione socio-economica particolare. Ma quando il procuratore di Locri lo dipinge come un « bandito idealista da western », arri-vando addirittura a fare allusione alla mafia, non solo assimila queste irregolarità a gravi in-frazioni criminali, ma lascia intendere che l’ex sindaco di Riace rappresenterebbe un nemico dello Stato, per il semplice motivo che la sua azione contesta la politica di non-accoglienza organizzata dai governi italiani che si sono succeduti negli anni.

La condanna di Mimmo Lucano è di fatto quindi una sentenza politica. Perché sanziona, al di là di quanto fosse immaginabile, un’esperienza alternativa di società, di comunità, che si oppone esplicitamente a quella che la destra xenofoba e sovranista vorrebbe imporre.

L’accoglienza delle persone esiliate a Riace andava al di là di un obiettivo puramente uma-nitario. Realizzandola, Domenico Lucano ha voluto dimostrare che era assolutamente pos-sibile costruire un modello di coabitazione vivibile in un contesto socio-economico difficile, in opposizione alla visione statale che non concepisce l’accoglienza che attraverso il prisma dell’assistenza e dell’esclusione, minimizzando o ignorando i percorsi di autonomia delle persone migranti.
Se Mimmo è colpevole, lo è per aver messo sotto scacco, con la sua esperienza alternativa fondata su un ideale di giustizia ed uguaglianza, la logica di uno Stato che discrimina e se-para, che marginalizza ed esclude.

La rete Migreurop esprime tutto il suo sostegno e il suo rispetto a Domenico Lucano, che, per il coraggio e l’energia di cui ha dato prova in tutti questi anni, ha perseguito l’unico obiettivo di realizzare un progetto « utopico » di progresso sociale, di integrazione, di rispet-to dell’altro. Inivita tutte e tutti a rifiutare il segnale allarmante inivato dalla giustizia italiana, che vorrebbe far credere che non sia possibile pensare la migrazione che in termini di con-trollo e sicurezza. Invita gli eletti locali a proseguire l’azione di Mimmo, per creare delle vere « città accoglienti », in opposizione alle politiche di inospitalità dell’Unione europea e degli Stati membri.