Spagna, “terra di accoglienza”?
La Spagna non è generalmente conosciuta per essere terra di accoglienza. Solo pochi migranti e richiedenti asilo riescono ad entrare in territorio spagnolo e/o ad accedere ad una protezione efficace.
Eppure, con l’evoluzione delle rotte migratorie, nel 2017 la Spagna è tornata ad essere la terza porta d’accesso all’Europa, dopo Italia e Grecia. Gli arrivi di migranti e rifugiati sono stati tre volte superiori rispetto a quelli del 2016.
Inoltre, nel 2017 la Spagna ha registrato più richiedenti protezione internazionale di qualsiasi altro anno: 31.120. Se fino al 2016 era solita gestire circa l’1% delle richieste di protezione dell’intera UE, nel 2017 la Spagna ha registrato il 4,4% del totale delle richieste presentate nei paesi dell’Unione, e ha concesso lo status di rifugiato a sole 595 persone.
Dal giugno 2018 la Spagna è divenuta la principale terra di approdo via mare dei migranti e rifugiati diretti in Europa, con oltre 26.000 arrivi dall’inizio dell’anno. Attualmente, gli arrivi in Spagna rappresentano circa il 40% del totale dell’UE. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che il numero degli ingressi in Grecia (accordo UE/Turchia del 2016) e in Italia (accordo con la Libia del 2017) è fortemente diminuito.
Stanca di essere uno dei principali paesi di arrivo e accoglienza, l’Italia - dove l’estrema destra è salita al potere nel marzo del 2018- nega al momento l’accesso ai propri porti alle navi delle ONG che portano soccorso ai migranti. Tutto ciò, violando la normativa internazionale e il diritto del mare. Una situazione che ha permesso alla nuova maggioranza politica spagnola di distinguersi, aprendo i suoi porti a diverse navi di salvataggio cui era stato negato l’attracco in Italia, apparendo in tal modo come “il paladino” della solidarietà europea ma, d’altro canto, scatenando la retorica anti-immigrazione di alcuni leader politici.
Una solidarietà ad ogni modo relativa… La realtà di Ceuta e Melilla mostra come questi continuino ad essere territori di eccezione. Nonostante le dichiarazioni del nuovo Governo, prosegue il verificarsi dei cosiddetti “respingimenti a caldo” delle persone intercettate lungo il perimetro di frontiera, una pratica considerata illegale - nell’ottobre del 2017 - dalla Corte Europea dei Diritti Umani, la cui sentenza risulta attualmente impugnata da parte del Governo spagnolo.
Nei fatti, il 23 agosto 2018 l’attuale Governo spagnolo ha riattivato l’Accordo di riammissione siglato nel 2012 con il Regno marocchino per procedere, nel giro di 24 ore, al “respingimento differito” collettivo verso il Marocco di 116 persone che avevano attraversato la valla di Ceuta entrando così in territorio spagnolo. Nonostante le critiche - tanto interne quanto a livello internazionale - sull’illiceità di questa misura, il Governo spagnolo ha annunciato che le espulsioni collettive celeri proseguiranno, al fine di sanzionare la “violenza” adoperata dai migranti nei confronti dei corpi di sicurezza durante i tentativi di accesso al territorio spagnolo.
Nel corso della visita in Spagna svoltasi nel marzo 2018, il Consiglio Europeo ha ricordato come la questione dell’ingresso di migranti e rifugiati a Ceuta e Melilla illustri le difficoltà connesse all’applicazione del principio di “non-refoulement”, che costituisce un elemento essenziale tra le obbligazioni cui sono tenuti gli Stati membri rispetto alla Convenzione Europea dei Diritti Umani (CEDU).
A ciò va aggiunto che i Centri di Permanenza Temporanea per Immigrati (CETI) versano in una situazione di costante collasso e che, nonostante la giurisprudenza degli ultimi anni, persiste il divieto di trasferimento verso la Penisola dei richiedenti protezione internazionale la cui richiesta risulti presa in carico.
Infine, è importante ricordare che a questo quadro si unisce la sentenza del 9 luglio 2018 in cui la Corte Suprema spagnola ha condannato la Spagna per non aver ottemperato ai propri obblighi nell’ambito del meccanismo europeo di relocation stabilito dal Consiglio dell’Unione nel 2015. Tra il 2015 e il 2017 la Spagna ha trattato solo il 12,85% delle 19.449 richieste di asilo provenienti da Grecia e Italia assegnategli.