Lampedusa : l’Europa assassina

L’ultimo naufragio nel quale sono morti o dispersi, a poche miglia dall’isola di Lampedusa, almeno 300 dei 500 passeggeri di una imbarcazione proveniente dalla Libia, non è il frutto di una fatalità. Nel 2010, nello stesso luogo, due naufragi avevano provocato la morte di 400 persone. Nel 2009, 200 persone sono annegate al largo della Sicilia. Nei primi sei mesi del 2011, l’UNHCR stimava a 1 500 il numero dei boat people che hanno trovato la morte cercando di raggiungere le coste maltesi o italiane. Dalla metà degli anni ’90, la guerra dell’Europa contro i migranti ha ucciso almeno 20 000 persone nel Mediterraneo.

La guerra? Come altro chiamare il dispiegamento di strumenti di controllo delle frontiere finalizzati, in nome della lotta contro l’immigrazione irregolare, a respingere coloro che miseria e persecuzioni cacciano dai loro paesi? Questi strumenti si chiamano Frontex, l’agenzia europea delle frontiere, che dal 2005 pattuglia con le sue imbarcazioni, elicotteri, radar, video-camere termiche e presto anche droni dallo stretto di Gibilterra alle isole greche per proteggere l’Europa dagli “indesiderabili”. O ancora Eurosur, un sistema integrato di sorveglianza che, dal 2011, ricorre a tecnologie d’avanguardia per militarizzare le frontiere esterne dell’Unione europea e limitare il numero di immigrati irregolari che riescono ad attraversarle. Come altro chiamare la collaborazione imposta dall’Europa ai paesi di transito dei migranti – Libia, Algeria, Tunisia, Marocco – affinché svolgano il ruolo di sorveglianti e li dissuadano dal prendere la rotta del nord, a colpi di retate, arresti, maltrattamenti e sequestri?

Più spettacolare del solito per il numero delle vittime, quest’ultimo naufragio ha suscitato lacrime di coccodrillo, versate, come un rito, anche dagli stessi responsabili di queste morti. Al lutto nazionale proclamato dall’Italia – paese i cui governanti, di destra come di sinistra, non hanno mai rinunciato a concludere accordi con i paesi vicini, anche quando si trattava delle dittature di Gheddafi e di Ben Ali, per potervi rinviare i profughi – fanno eco le dichiarazioni della commissaria europea agli affari interni che invita ad accelerare la messa in opera di Eurosur, per, secondo lei, sorvegliare più efficacemente le imbarcazioni dei rifugiati. Dove si fermerà questa ipocrisia? Pochi altri spazi marittimi sono dotati di una rete di monitoraggio e sorveglianza stretta come quella operante nel Mediterraneo. Se il salvataggio fosse davvero la priorità – come sancito dal diritto del mare – piangeremmo altrettanti naufragi tra la Libia e Lampedusa?

Si designano quali principali responsabili gli scafisti, le mafie e i trafficanti di esseri umani, come se gli affari sinistri di coloro che traggono profitto dal bisogno impellente di alcuni di attraversare ad ogni costo le frontiere non fossero resi possibili ed alimentati dalle politiche che organizzano la chiusura ermatica di queste frontiere. E’ necessario ricordare che se dei siriani in fuga cercano, rischiando la morte, di attraversare il Mediterraneo è perché i paesi membri dell’UE rifiutano di rilasciargli i visti che gli permetterebbero di venire legalmente a chiedere asilo in Europa?

Si parla dei pescatori che, vista l’imbarcazione alla deriva, avrebbero continuato la loro rotta senza prestare soccorso ai passaggeri e si esige che siano perseguiti e puniti per omissione di soccorso. Abbiamo forse dimenticato che nel 2007, sette pescatori tunisini accusati di “favoreggiamento all’immigrazione irregolare” sono stati perseguiti dalla giustizia italiana, messi in prigione, le loro barche sequestrate, proprio perché avevano soccorso dei migranti la cui imbarcazione stava naufragando, li avevano presi a bordo e condotti a Lampedusa?

No, il dramma di Lampedusa non è il frutto di una fatalità. Non è dovuto né ad avidi trafficanti né a pescatori indifferenti. I morti di Lampedusa, come quelli di ieri e di domani, sono le vittime di un’Europa chiusa in una logica securitaria fino ad esserne accecata, un’Europa che ha rinunciato ai valori che pretende difendere. Un’ Europa assassina.

Primi firmatari: Abderrhamane Hedhili, president of Forum tunisien pour les droits économiques et sociaux (FTDES), Tunisia ; Filippo Miraglia, Associazione Ricreativa e Culturale Italiana (Arci), Italy ; Francis Lecomte, co-president of the Fédération des Associations de Solidarité avec les Travailleur-euse-s Immigré-e-s (FASTI), France ; Geneviève Jacques, president of La Cimade, France ; Karim Lahidji, president of the International Federation of human rights leagues (FIDH), international; Mehdi Alioua, president of the Groupe antiraciste de défense et d’accompagnement des étrangers et migrants (GADEM), Morocco ; Olivier Clochard, president of Migreurop, international; Stéphane Maugendre, president of the Groupe d’information et de soutien des immigrés (GISTI), France – members of the coalition Boats4People.

Aboubacar Issa, coordinator of RNDD, Niger; Ahmed El Haij, president of the Association marocaine des droits de l’homme (AMDH), Morocco; Alain Baumelou, president of Association d’Accueil aux médecins et Personnels de Santé Réfugiés en France (APSR), France; Alexis Deswaef, president of the Human Right League (LDH), Belgium; Antoine Cassar, Passaport Project and Le monde n’est pas rond, Luxembourg ; Arnaud Zacharie, Secrétaire général du CNCD-11.11.11, Belgium; Christophe Levy, secretary general of the Groupe Accueil et Solidarité (GAS), France; David Buitrón, Asociación Ecuador-Etxea, Spain; Driss Elkerchi, president of the Association des Travailleurs Maghrébins de France (ATMF), France ; Esteban Ibarra Blanco, president of Movimiento contra la Intolerancia Valencia (MCI), Spain; Esther Canarias Fdez.-Cavada, co-coordinator of Iniciativas de Cooperación y Desarrollo, Spain; Harresiak Apurtuz, coordinator of Euskadi de Apoyo a Inmigrantes, Spain; Helmut Dietrich, Forschungsgesellschaft Flucht und Migration e.V. (FFM), Germany ; Javier Galparsoro, president of Comisión de Ayuda al Refugiado en Euskadi (CEAR-Euskadi), Spain; Jean-Eric Malabre, co-president of the Association nationale d’assistance aux frontières pour les étrangers (Anafé), France; Jérôme Duval, Comité pour l’annulation de la dette du tiers monde (CADTM), international; Julien Bayou, La Nouvelle Ecole Ecologiste, France; Lorenzo Trucco, president of the Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione (Asgi), Italy ; Mamadou M’Bodje, project manager of the Association de Solidarité et d’Information pour l’Accès aux Droits des étrangers (ASIAD), France; Manuel Malheiros, president Liga-Civitas, Portugal ; Marysia Khaless, Français langue d’accueil, France; Michala Bendixen, chairman of Refugees Welcome, Denmark ; Michel Brugière, president of the Centre Primo Levi, France; Michel Tubiana, president of the Euro-Mediterranean Network for Human Rights (EMNHR), international; Oscar Flores, spokesman of the Coordination contre les Rafles et les Expulsions et pour la Régularisation - Bruxelles (CRER), Belgium; Serge Kollwelter, president of the Association européenne pour le défense des droits de l’Homme (AEDH), Europe; Tarek Benhiba, president of the Fédération des Tunisiens pour une citoyenneté des deux rives (FTCR), France; Vicent Maurí, spokesman of the Intersindical Valenciana, Spain; Yves Ballard, president of Dom’Asile, France; Association Survie, France; Associazione culturale Askavusa, Lampedusa, Italy; BATEGITE, Spain; Campaña por el cierre de los Centros de Internamiento de Extranjeros, “CIE’s No”, Spain; Càritas Bizkaia, Spain; Center for Peace Studies, Croatia; Fédération de l’Entraide Protestante (FEP), France; Ferrocarril Clandestino Commission "Cerremos los CIE", Spain; Jarit, asociación Civil, Spain; La Marmite aux Idées (Calais), France; Mesa d’Entitats de Solidaritat amb les i els Migrants, Spain; Mujeres en la Diversidad, Spain ; Réseau Euromed France (REF), France ...

Adesioni individuali: Anna Billard; Camille Schmoll; Carla Uriarte; Cristina Sanz Salamanca; Etienne Corbaz; Maria Teresa Pitarch Saborit; Martina Tazzioli; Philippe Wannesson; Ricardo Oficialdegui Iriarte; Sebastien Bachelet; Virginie Baby Collin...

Photo Sara Prestianni http://www.flickr.com/photos/saraprestianni/