Un CPT comunale per i rom romani

Il Manifesto

«Superamento dei Cpt»: sul punto il programma dell’Unione era stato chiaro. E qualcuno ha pensato bene di dare una mano al governo di centrosinistra per raggiungere lo scopo. Quello che non si sa ancora esattamente è di chi la responsabilità.

Il primo Cpt «superato» è quello di Ponte Galeria a Roma, sostituito nelle sue funzioni da uno spazio pubblico comunale - l’Ufficio per il decoro urbano dell’XI circoscrizione, e non è una battuta - adibito a centro di detenzione transitorio. Una sorta di «Cpt clandestino just in time», come è stato subito ribattezzato dal movimento antirazzista romano.

Per la prima volta a Roma circa 150 persone, immigrati rumeni soprattutto, sgomberati lunedì scorso dalle baraccopoli che erano sorte negli ultimi tempi sul Lungotevere all’altezza di Ponte Marconi, sono stati prelevati e rinchiusi in una struttura territoriale messa a disposizione all’uopo dal comune di Roma, in attesa di rimpatrio.

Per quattro giorni nessuno è potuto entrare, nemmeno gli avvocati di alcune delle persone rinchiuse nel «Cpt transitorio». Da lunedì, presenti anche forze di polizia di frontiera rumena, sono stati già espulsi circa cento immigrati senza permesso di soggiorno, rumeni e bulgari, quasi tutti di etnia Rom, con due voli charter partiti da Ciampino alla volta di Bucarest. E ieri gli ultimi rimasti, donne e bambini soprattutto, sono stati trasferiti all’aeroporto nascosti e camuffati dentro i gipponi della polizia per riuscire a sfuggire alle proteste degli attivisti antirazzisti romani che avevano tentato di «fermare la deportazione».

Per tutto il pomeriggio Action migranti, il Coordinamento cittadino di lotta per la casa e quasi tutti i centri sociali romani, avevano inscenato un sit-in per fermare l’autobus che attendeva, insieme ai biglietti aerei, gli immigrati clandestini. E per ore i deputati di Rifondazione comunista, Francesco Caruso e Peppe De Cristofaro, hanno tentato di entrare nel «Cpt clandestino» per visitarlo, «come è nostro diritto e dovere, secondo le leggi dello stato», dicono.

Ci aveva già provato fin dal primo giorno l’assessore alle politiche sociali dell’XI circoscrizione, Gianluca Peciola, che però era stato respinto «in malo modo», come racconta. Alla fine, dopo ore di trattativa, la delegazione parlamentare è riuscita ad entrare.

«Ci sono una quindicina di roulotte messe in circolo in uno spazio non molto grande, all’interno di questa struttura comunale. Sono transennate e controllate a vista tutt’intorno dalle forze dell’ordine. Sono soprattutto donne e bambini Rom e dicono che gli altri sono stati già rimpatriati a scaglioni da lunedì scorso», racconta De Cristofaro all’uscita.

I due deputati presenteranno un’interrogazione parlamentare per chiedere come mai sia stata usata una struttura non adibita a Centro di detenzione per immigrati clandestini e perché sia stato così difficile entrare e conoscere il numero esatto e le condizioni delle persone rinchiuse. «Non sappiamo perché è stato usato quel posto anziché il Cpt di Ponte Galeria, la decisione è stata presa dal comune di Roma e dal questore», dice il prefetto Achille Serra che aggiunge: «Ma è una normale operazione di polizia di rimpatrio di clandestini. Sono stati portati lì solo da un giorno».

Un’affermazione, quest’ultima, smentita da quanti sono stati testimoni delle operazioni in questi ultimi giorni e anche da operatori della Croce rossa italiana. «Siamo qui per prelevare gli strumenti che abbiamo lasciato lunedì sera, quando sono arrivati gli immigrati», dice l’autista di un’ambulanza che ieri sera ha varcato l’ingresso del «Cpt transitorio».

Era già successo, in Sicilia ad esempio, che fossero requisite momentaneamente delle scuole in occasione di mega sbarchi sulle coste, ma mai che in queste si procedesse direttamente all’identificazione, alla fotosegnalazione e infine all’espulsione.

«Riteniamo Veltroni responsabile di questo - dice l’ex consigliere comunale Nunzio D’Erme - con il suo concetto di una città di tutti, e in cui tutti sono messi sullo stesso piano, tranne gli emarginati, che devono rimanere invisibili. Non c’è una politica dell’accoglienza, ma solo della carcerazione sociale nei confronti dei più deboli. Non si può tollerare che i Cpt siano decentrati in modo clandestino, così da evitare che siano troppo visibili».