lettera aperta delle associazioni marocchine, africane ed europee

In Marocco per i diritti e la dignità degli uomini e delle donne scherniti in nome della protezione delle frontiere europee

traduzione dal Coordinamento migranti CGIL Genova

Dopo più di un anno dai tragici fatti dell’autunno 2005 gli immigrati subsahariani, vittime delle politiche di sicurezza perpetrate dall’Unione europea, continuano ad essere perseguitati nel solo nome della protezione della frontiere europee.

Il 23 dicembre le forze dell’ordine marocchine hanno effettuato imponenti retate nei quartieri popolari di Rabat in cui vive la maggior parte dei migranti. Decine di poliziotti ed agenti delle forze ausiliarie sono penetrati nelle abitazioni ed hanno arrestato senza distinzione i Subsahariani che vi si trovavano (comprese le donne incinte ed i bambini) al fine di condurli alla frontiera algerina in una zona deserta nei pressi di Oujda. Queste retate hanno coinvolto almeno 240 persone.

Il 25 dicembre altri 40 migranti dell’Africa subsahariana sono stati arrestati a Nador e condotti nelle stesse condizioni alla frontiera.

Il 29 dicembre altre 140 persone, intercettate a Laayoune erano in viaggio verso Oujda.

Il 31 dicembre 43 persone facenti parte di questo gruppo sono stati condotti verso la frontiera algerina

Quindici giorni dopo l’inizio di questi arresti, circa 200 persone hanno potuto ritornare ad Oujda mentre le associazioni ed i militanti in campo nella regione sono rimasti senza notizie di una centinaia di migranti abbandonati alla frontiera al momento degli arresti di massa del 23 dicembre o che erano a bordo dei bus che avevano lasciato Laayoune il 29 dicembre. I diversi resoconti raccolti tra i migranti abbandonati alla frontiera parlano di privazione di beni personali (telefonini portatili, argento) e di requisizione o addirittura distruzione dei documenti di identità (Passaporti, attestazioni ACNUR). Alcuni tra loro hanno subito violenze e le donne sono state vittime di sequestro e di stupro. Molti sono particolarmente provati fisicamente: una donna di origine congolese, incinta di 5 mesi, ha perso il suo bambino.

Queste operazioni sono state presentate dalle autorità marocchine come facenti parte della strategia di governo sull’immigrazione stabilita nella conferenza sul tema tenutasi a Rabat il 10-11/7/2006.

Pertanto esse si sono svolte al di fuori di ogni controllo giuridico ivi compreso quello previsto dalla legge 02-03 e senz’alcun rispetto né dei testi internazionali siglati dal Marocco né dei principi e dei diritti riconosciuti ai migranti nell’ambito della succitata conferenza. Queste operazioni hanno l’unico obiettivo di mostrare la buona volontà del Marocco nei confronti dell’Unione Europea di combattere l’immigrazione detta clandestina, anche se tale lotta si svolge senza alcun rispetto dei testi internazionali e nazionali relativi alle migrazioni stesse.

Infatti:

 Le operazioni di arresto per il solo aspetto esteriore delle persone senza alcun esame delle situazioni personali. Gli arresti e le espulsioni verso la frontiera algerina sono stati effettuati in massa, in offesa a quanto stabilito dalla Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie (art. 22).

 Almeno un terzo (più di 50) persone ritornate a Oujda sono rifugiati riconosciuti dal ACNUR Rabat o richiedenti asilo la cui domanda è in corso d’esame, altri erano in possesso di documenti e di visti regolari, lo stesso dicasi delle donne (di cui almeno tre incinte) e dei bambini (di cui uno handicappato). Questi arresti violano la Convenzione di Ginevra (art. 33), la Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie (art. 22) siglata anche dal Marocco, insieme alla legge marocchina che vieta l’espulsione delle donne incinte, dei bambini, dei rifugiati e dei richiedenti asilo (art. 26 e 29 della legge 02/03).

 Gli arresti e le espulsioni verso la frontiera si sono svolte ad onta di ogni procedura legale in particolar modo quelle previste dalla legge 02/03 (art. 23).

 Questi rimpatri di «clandestini», in ogni caso illegali, si sono svolti inoltre vesro la frontiera algerina che è chiusa dal 1994.

Quindici giorni dopo tali avvenimenti, la situazione a Oujda, dove le temperature sono prossime allo zero, è per i migranti drammatica malgrado l’assistenza che militanti ed associazioni tentano di prestare nei loro confronti. Bisogna inoltre tener conto che la maggior parte di essi aveva già un alloggio da poter raggiungere a Rabat.

Noi denunciamo

 I gravi attentati ai diritti umani perpetrati nel nome della protezione delle frontiere Europee.

 L’attitudine e le pressioni dell’Unione europea verso i paesi frontalieri dell’Unione stessa a «subappaltare» il controllo delle proprie frontiere e le conseguenze di tale politica sui migranti e sui paesi di transito e d’origine.

 Il silenzio del ACNUR del Marocco, che non è in grado di assicurare la protezione effettiva dei richiedenti asilo e dei rifugiati e che dunque non fa che stimolare illusioni di protezione che in circostanze come queste rischiano di servire solo da alibi alle politiche europee intralciando un reale accesso ai richiedenti asilo nei territori europei.

 Il mancato rispetto da parte del Marocco dei diritti più elementari dei migranti e dei rifugiati e degli impegni internazionali in particolare quelli relativi alla Convenzione di Ginevra, allo Statuto dei rifugiati ed alla Convezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie.

Noi

 Riteniamo responsabili il governo marocchino ma anche i governi dell’Unione europea di tutte le conseguenze sulla vita e la salute dei migranti per queste espulsioni operate in condizioni inumane senza alcuna considerazione dei diritti delle persone.

 Esigiamo il ritorno immediato di tutti gli espulsi al loro domicilio abituale.

 Richiediamo al ACNUR di mettere in atto tutti i mezzi per la piena realizzazione del suo mandato di protezione e di trarre le conseguenze dagli avvenimenti attuali.

 Chiamiamo le ambasciate dei migranti subsahariani in questione a prendere coscienza della situazione ed a prendere le misure necessarie per la protezione dei loro diritti.

 Chiamiamo l’Unione europea a bloccare ogni misura o pressione destinata a trasferire il controllo delle proprie frontiere ai paesi terzi all’Unione come il Marocco.

Noi facciamo appello alla solidarietà verso i migranti espulsi e verso le associazioni locali che tentano malgrado i loro deboli mezzi di dar loro aiuto

Questa lettera aperta è indirizzata

 Alla delegazione europea a Rabat, alla Commissione europea ed alla Presidenza dell’Unione europea.

 Al Primo Ministro, al Ministro dell’Interno ed al Ministro degli Affari esteri marocchini

 Al Consiglio consultivo per i diritti dell’uomo

 Alla delegazione del ACNUR di Rabat ed alla sede del ACNUR a Ginevra

Firmatari

ABCDS (Associazione Beni Znassen per la cultura, lo sviluppo e la solidarietà), AFVIC (Amici e famiglie delle vittime dell’immigrazione clandestina), AIDE-sviluppo, ALCS (Associazione per la lotta contro il Sida), AMDH (Associazione marocchina per i diritti umani), AMERM (Associazione marocchina di studio e ricerca sulle migrazioni), APDHA (Associazione per i diritti dell’uomo di Andalusia), ARCOM (Associazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo congolesi in Marocco), ATTAC-Maroc , ATMF (Associazione dei lavoratori magrebini in Francia), GADEM (Gruppo anti razzista d’accompagnamento e di difesa degli stranieri e migranti), OMDH (Organizzazione marocchina per i diritti dell’uomo), CARITAS, CIMADE, Associazione dei migranti africani in Svezia, Collettivo dei rifugiati, Consiglio dei Migranti Subsahariani in Marocco, GISTI, Uomo e Dintorni, Migreurop, Unione dei rifugiati ivoriani in Marocco, Rifugiati senza frontiere in Marocco

P.S.

Associazione che sostengono l’appello

 Marocco : Alter Forum, Resaq-Casablanca

 Bénin : AIPDRDA (Association Interafricaine pour la promotion et la défense des droits des réfugiés et demandeurs d’asile)

 Spagna : Pateras de la vida

 Italia : ARCI, ASGI (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) - Palermo, SINCOBAS

 Germania: Attac Germania - AG Globalisierung und migration

 Francia : GAS

Firmatari individuali Alima Boumediene-Thiery, Jérôme Valluy